Presentate le carte con le verifiche sismiche nel territorio comunale
BELLUNO. Se a Belluno venisse la tremarella… Presentate le carte sugli effetti, che potrebbe avere un terremoto in città. Partendo dal dato che il capoluogo è valutato una zona sismica di seconda categoria, cioè di media pericolosità, i geologi Toscano e Viapiani di Camposampiero (Padova) hanno utilizzato i 17 mila 555 euro di finanziamento regionale, per studiare la composizione del terreno e colorare i quartieri, a seconda della risposta che potrebbero dare, in caso di scossa tellurica. Per esempio, il centro è di un verde scuro, perché si tratta di un terrazzo sul Piave, che ha delle scarpate piuttosto secche, basti pensare a quella su via Lungardo, ma anche sul lato di via Buzzati, insomma la panoramica. Mentre altre zone sono più tranquille, perché magari si appoggiano su strati rocciosi e, quindi, più stabili. L’assessore ai Lavori pubblici, Luca Salti è un geologo, petanto sa di cosa si discute. Belluno è uno dei primi comuni a essersi allineati alla richiesta della Regione Veneto: «È una verifica sismica del territorio comunale. Un’analisi in dettaglio, che funge da fotografia delle caretteristiche del nostro territorio. Può essere molto importante avere un quadro il più possibile preciso della situazione, nel momento in cui si scatenano le onde sismiche. Ci sono delle fasce, in cui oltre ai danni si possono provocare anche delle frane ed è qui che bisogna stare più attenti». Materialmente queste carte daranno dei suggerimenti anche a chi costruisce. Tutte le case di recente costruzione osservano criteri antisismici, ma innalzare un condominio di un numero imprecisato di piani, all’interno di una particolare zona, può suggerire ulteriori precauzioni e accorgimenti ancora più specifici. Stesso discorso per il Comune, che può non rilasciare determinati permessi, in una fascia considerata molto più a rischio: «Uno strumento, che può essere utile non solo per il piano regolatore, ma anche per quello di assetto del territorio. Ad ogni modo, non è qualcosa che ci siamo sognati di fare noi, in maniera autonoma, ma ci è stato richiesto dalla Regione. I costi sono stati coperti per il 75 per cento dallo stesso ente e per il 25 dal Comune di Belluno. Non nelle tasche dei cittadini. A proposito di enti», conclude Salti, «tutti quelli coinvolti in questa operazione di studio sono stati molto disponibili, nel fornire tutti i dati necessari ai due geologi padovani e di questo dobbiamo ringraziarli». (g.s.)
Fonte: Corriere delle Alpi